15 Apr
15Apr

Una riflessione più analitica evidenzia importanti implicazioni di policy aperte da una tale impostazione di Friedman. 

Se mentre si produce disoccupazione i trasferimenti verso i disoccupati mantengono lo stesso livello della domanda, ovvero i redditi assicurati ai disoccupati sono equivalenti a quelli precedenti da occupati, la domanda resta stabile – per entità e composizione -, le oscillazioni dell’occupazione per shock psicologici saranno limitate, il margine residuo di spesa in base monetaria disponibile per l’autorità di politica economica è la quota di crescita strutturale – stabile, di lungo periodo – del reddito che si ritiene conseguibile. 

Tale margine può essere impiegato in vari modi, secondo quanto si ritenga più utile: investimenti, che accrescono il potenziale di crescita e creano occupazione, in particolare nelle economie che hanno una carenza di capitale fisso e dunque per politiche di sviluppo delle economie arretrate; riacquisti del debito pubblico emesso in precedenza, che estinguono debito accumulatosi, accrescono la liquidità di banche e privati e possono, in alcune circostanze, accrescere la spesa privata; aumenti di redditi nelle forme più diverse e di volta in volta opportune, da una progressiva indicizzazione dei redditi pensionistici al potenziale del reddito nominale, all’assunzione di personale pubblico ad esempio a fini di riduzione di esternalità negative. Se invece, come più logico, i trasferimenti ai disoccupati sono almeno in piccola parte inferiori ai loro precedenti redditi da lavoro al fine di preservare lo stimolo al reimpiego, la quota di spesa libera finanziabile in base monetaria si accresce; tenuto conto dei processi di moltiplicazione monetaria e del reddito che i trasferimenti in base monetaria innescano, complessivamente lo spazio per la spesa diversa da indennità di disoccupazione ai fini dello stimolo dei livelli di attività è definito dalla spesa ancora mancante dopo l’erogazione delle indennità e dal margine di incremento possibile del reddito potenziale. È allora possibile accrescere e rendere stabile programmi di investimento strutturale – che rispondano con ristrutturazioni a eventuali shock industriali da cui dipende la crescita della disoccupazione – o sistemici, ovviamente non solo necessariamente in opere pubbliche, ma, per esemplificarne alcuni tra i molti possibili, di aumento del benessere collettivo, di servizi per la terza e quarta età, di istruzione e cultura, di potenziamento della ricerca di base e applicata, o di bonifica dei tessuti sociali affetti da criminalità endemica, o di erogazione di servizi assicurativi per gli investimenti privati onde promuoverli. 

In definitiva, una quota del potere di spesa mancante può essere impiegata al fine di innalzare la crescita potenziale, o, quanto meno, di sostenere un sentiero di crescita del reddito. Non solo stabilità del reddito, dunque, ma sviluppo strutturale, e garanzia di welfare per la popolazione.